11 Aprile 1920 – 11 Aprile 2020 – I 100 anni di ANA Verona

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La nascita ufficiale della Sezione: 11 aprile 2020

L’8 luglio 1919, per iniziativa di un gruppo di reduci della Grande Guerra fu costituita a Milano l’Associazione Nazionale Alpini; essa, come scritto nello Statuto allora approvato, si proponeva di essere aperta a coloro che avessero appartenuto o appartenessero al Corpo degli Alpini, sia quali ufficiali che quali militari di truppa, escludeva ogni carattere politico o religioso e si proponeva di tener vivo lo spirito di corpo, conservare le tradizioni degli alpini, raccoglierne ed illustrarne i fasti e le glorie, cementare i vincoli di fraternità fra alpini e favorirne i rapporti con le associazioni civili che avessero il culto e lo studio della montagna e le attività escursionistiche. Primo presidente ne fu eletto il chimico, industriale e parlamentare Daniele Crespi, pluridecorato maggiore degli alpini; suo vice (e presidente sei mesi dopo) il capitano Arturo Andreoletti, il leggendario “Padreterno” degli alpini del “Val Cordevole”. L’Associazione pensò pure di dotarsi d’un organo di stampa ed in dicembre acquisì “L’Alpino”, periodico nato nel giugno precedente a Udine presso il Deposito dell’8° Alpini, direttore il ten. Italo Balbo. La notizia si diffuse rapidamente e suscitò l’entusiasmo di molti alpini che in vari centri già avevano iniziato a raggrupparsi per cementare i legami formatisi durante la guerra e ricordare gli amici caduti; essi cominciarono a chiedere di aderire alla nuova Associazione. Ciò suggerì l’idea di creare delle “succursali” o sezioni dell’Associazione stessa nelle principali città interessate. Iniziarono così a costituirsi ufficialmente dagli inizi del 1920 le prime Sezioni. Verona fu tra queste.

— Nella nostra città, terminata la guerra, “gli ufficiali del Deposito del 6°al ‘Pallone’ avevano requisito due salette superiori del ben noto Caffè “Europa” tra Piazza Brà e via Roma, come ritrovo militare; qui giunse la notizia della nascita della nuova Associazione alpina a Milano, e subito si pensò di creare un’aggregazione alpina anche a Verona che coinvolgesse “penne nere” in servizio e ”scarponi” borghesi: nacque un “gruppo”, che, quale proprio segno identificativo, scelse il tricolore e lo issò all’esterno di quella sede (e lo difese il 4 novembre da malintenzionati nei frangenti delle tensioni di quel difficile dopoguerra). Avvenne che in dicembre il veronesissimo capitano Guido Pasini, in attesa di congedo, incontrasse a Belluno un suo vecchio compagno d’armi dell’omonimo battaglione: era proprio Arturo Andreoletti, già “borghese”, vicepresidente della neocostituita Associazione alpina milanese. Parlarono con entusiasmo della nuova Associazione e per Pasini quelle parole furono “benzina sul fuoco”; egli “si precipitò a Verona dove trovò il terreno già pronto per la semina”. Passò poco tempo e il 20 marzo al Caffè Europa si riunì una trentina di alpini per costituire la Sezione veronese; i nomi di questi “soci fondatori”, riportati in Penne nere veronesi del 1981, sono i seguenti: Angelo Adamoli, Calogero Argento, Francesco Attinà, Sandro Baganzani, Giancarlo Bagattini, Gedeone Besenzon, Enrico Bombonato, Arturo Bussinelli, Umberto Caceffo-Consolaro, Piero Carlotti, Guido Cometti, Luigi Dal Lago, Olindo Ermini, Armando Frisara, Ugo Forlani, Antonio Lavagnolo, Pietro Luccioli, Leonzio Lonardoni, Eugenio Nenz, Guido Pasini, Ludovico Portalupi, Pietro Posenato, Omero Pozza, Gustavo Rigo, Luigi Sancassani, Cesare Sperotti, Eustacchio Stevani, Giuseppe Tea, Gino Tommasi e Guido Zanini.

—  Trascorso il tempo necessario per la preparazione e la definizione delle modalità e degli aspetti organizzativi, domenica 11 aprile ebbe luogo la fondazione ufficiale della nuova Sezione: nel salone superiore della Gran Guardia si tenne “un’adunata degli Alpini in servizio e in congedo per la fondazione di una sezione veronese dell’A.N.A.”. La stampa cittadina (“L’Arena”) diede ampio risalto all’evento, cui inviò la sua adesione il generale Ottavio Zoppi, già comandante della prima divisione d’assalto dell’ottava armata, divenuto da febbraio comandante della divisione militare di Verona; all’ “adunata” parteciparono vari ufficiali alpini, primo fra tutti il colonnello Guido Scandolara, successore di Pirio Stringa e da poco comandante del Deposito del 6°; la rappresentanza dell’A.N.A. di Milano era guidata dallo stesso Andreoletti, divenutone presidente il 30 gennaio, e dal brillante giornalista Tommaso Bisi, nuovo direttore de “L’Alpino”. Il colonnello Scandolara presentò “con acconce parole” i rappresentanti dell’Associazione Nazionale e richiamò “le gloriose tradizioni delle fiamme verdi”. Spettò a Tommaso Bisi, futuro parlamentare, illustrare gli scopi ed i valori di solidarismo dell’Associazione, nata, egli disse, “perché non vada perduta la buona tradizione che faceva lassù uguali uomini diversi di pensiero e di indole, al di fuori e al di sopra di ogni politica: scarponi oggi come ieri; per distintivo la verde fiamma della giubba alpina, la verde speranza che rende liberi e buoni”. Alle parole seguì la nomina di un Comitato provvisorio, incaricato dei passi successivi per la attribuzione delle cariche sezionali, composto da: avv. ten. Giuseppe Tea, dott. ten. Sandro Baganzani, sergente Eugenio Nenz, ten. Gaetano Pasini, ten. Vittorio Tommasi, ten. Umberto Garelli e ten. Antonio Lavagnolo. Si procedette poi alla sottoscrizione delle schede di adesione alla Sezione, che furono numerose. Per le ulteriori adesioni fu stabilito che esse sarebbero affluite in seguito “alla sede della Sezione Veronese (Deposito del 6° Alpini)”, come scritto ne “L’Arena” del 13 aprile. Quest’ultima precisazione farebbe ritenere che in quel momento come sede della nuova Sezione fosse stata indicata quella stessa del Comando del Deposito del 6°, ovvero, riteniamo, il Palazzo del Capitanio: il prestigioso e storico edificio tornato nel 19941 ad essere “fatalmente”, e giustamente, sede sezionale.  Anche “L’Alpino” nel numero di aprile del 1920 dette ampio risalto alla costituzione della Sezione veronese, che qualificò come “terza” dell’Associazione, assicurando che essa “sarà senza dubbio una delle più fiorenti Sezioni dell’A.N.A.”2.

La nuova Sezione dimostrò da subito di essere nata “non con vagiti, ma con maschi accenti, aitante, forte e bella”.

Il 20 maggio 1920 l’assemblea dei soci approvò il regolamento sezionale e procedette alla nomina delle cariche sociali, con i seguenti risultati: presidente avv. Luigi Sancassani; vicepresidente cap. Cesare Sperotti (combattente dell’Ortigara, morirà nel 1956); consiglieri: avv. Giuseppe Tea, rag. Firmino Gustavo Rigo (1896-1981), cap. Antonio Lavagnolo (combattente nella Grande Guerra, morto nel 1933),  prof. Alessandro Baganzani, Vittorino Tommasi, Benvenuto Biasi, Gaetano Pasini, Omero Pozza ed il ten. Eustacchio Stevani;  revisori e giunta di scrutinio: rag. Giovanni Tregnaghi, rag. Angelo Adamoli e Guido Pasini3. In “Penne nere veronesi” (1981) è precisato che il ten. Eustacchio Stevani (1898-1949) ebbe l’incarico di segretario ed il serg. Eugenio  Nenz quello di cassiere; l’incarico di cappellano fu affidato a mons. Ferdinando Prosperini (1890-1986), che era allora cappellano del battaglione “Verona”.

La Sezione veronese fu subito animata da entusiasmo e fervore d’iniziative: l’11 luglio organizzò in Gran Guardia una solenne celebrazione del quarto anniversario del sacrificio di Cesare Battisti, alla presenza di autorità e personalità “cospicue”, nella quale il presidente Sancassani tenne un “poderoso” discorso, concluso con l’elogio degli alpini, “generosi e silenziosi eroi della guerra”, e con un inno all’italianità di Fiume e della Dalmazia; vi intervenne anche Decio Canzio Garibaldi, figlio di Teresa e nipote diretto dell’eroe dei due mondi. In quell’occasione le donne veronesi donarono alla Sezione il vessillo nazionale, che fu poi benedetto dal cappellano Prosperini in Santa Anastasia. Il 5 settembre la Sezione lo portò con orgoglio  alla prima solenne adunata dell’Associazione sull’Ortigara, cui presenziarono innumerevoli autorità tra cui il Commissario Generale per il Trentino  Luigi Credaro, insigne filosofo e pedagogista; don Luigi Sbaragli, già cappellano del “Sette Comuni”, vi celebrò la Santa Messa; seguirono l’intervento del presidente nazionale Arturo Andreoletti e l’indimenticabile orazione ufficiale del tenente alpino padre Giulio Bevilacqua, veronese; questi impartì una nuova, beneaugurale benedizione al nostro vessillo, che per i nostri alpini divenne la “bandiera del profeta”. L’11 novembre la Sezione festeggiò con un grande banchetto in sede il ritorno delle bandiere da Roma, presenti i generali Stringa, Zamboni e Maggia: fu questo l’ultimo atto della presidenza dell’avvocato Sancassani, che, oberato dai gravosi impegni forensi, dovette rinunciare a quel prestigioso incarico.

Il 18 novembre 1920, preso atto delle dimissioni di Sancassani, gli alpini veronesi, riuniti in assemblea straordinaria, elessero loro nuovo presidente sezionale il col. Carlo Marchiori (1869-1949); questi, figlio dell’ing. Luciano, aveva frequentato l’Accademia militare di Modena, aveva combattuto con Menini ad Adua; fatto prigioniero, poi rimpatriato, era stato direttore della Scuola allievi ufficiali di Bassano ed aveva poi combattuto nella Grande Guerra. Presidente onorario fu nominato il generale Umberto Zamboni (1865-1956), definito “padre dei battaglioni alpini veronesi”4; fu probabilmente allora che il ruolo di segretario passò da Stevani a Rigo.  Con rinnovato impulso la Sezione si dette a far propaganda nelle vallate della provincia e prima della fine di quello stesso anno, il 12 dicembre, il presidente Marchiori ed un buon numero di consoci veronesi dettero vita ufficialmente a Caprino Veronese al primo gruppo della provincia, forte di 150 alpini della zona, riuniti nel salone di Palazzo Carlotti. Vi parlarono Marchiori ed il segretario Rigo; fu poi nominata una Commissione del gruppo per le operazioni successive, costituita da Renato Marastoni, già compagno d’armi di Italo Balbo sull’Altissimo, e da Giulio Zanetti, Antonio Lucchini, Antonio Vianini, Luigi Meneghetti, Arturo Tommasi e Simoncelli. Da Milano “L’Alpino” lanciò un “Evviva il Gruppo di Caprino” e ne riportò il nome come unico gruppo esistente nella Sezione di Verona5.

Il 5 gennaio 1921 si tenne un’assemblea sezionale, nella quale il col. Marchiori illustrò gli eccellenti risultati delle attività svolte nel 1920. L’assemblea lo riconfermò presidente per acclamazione e nominò pure a consiglieri Cesare Sperotti (vicepresidente), Gaetano Pasini, Antonio Lavagnolo, Omero Pozza, Benvenuto Biasi, Gino Tommasi, Giuseppe Tea, Alessandro Baganzani, Eustacchio Stevani, Giovanni Tregnaghi, Guido Pasini, Angelo Adamoli e Firmino Gustavo Rigo.

Nel corso di quell’anno la Sezione diede vita a “non poche, né piccole” iniziative; in particolare, come scrisse  con plauso “L’Alpino” del 20 luglio, gli alpini veronesi, con le associazioni combattenti e mutilati, crearono in giugno una cooperativa di consumo che acquistava direttamente dai produttori e vendeva ai soci tessuti e calzature; la Sezione si occupava anche di fornire assistenza ai soci in difficoltà occupazionali; il 30 ottobre successivo fu inaugurata la nuova sede sezionale in Palazzo Carlotti di via Cavour. Intanto tra convegni, nuove sezioni, nuovi gruppi, prospettive di riforma delle truppe alpine e rivolgimenti politici in atto, l’Associazione cresceva e si faceva sentire ovunque, rimanendo fedele alla scelta di rimanere estranea ad ogni coinvolgimento partitico, preoccupata solo di salvaguardare i valori della patria e la memoria ed i diritti di quanti s’erano sacrificati per essa.

Vasco Senatore Gondola

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