“Il fascino dei Testimoni”

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 “Il fascino dei Testimoni”

Tutti abbiamo incontrato, nella nostra vita, persone che ci hanno segnato intimamente… anche nel campo della fede possiamo aver incontrato persone che ci hanno affascinato con la loro testimonianza, spesso silenziosa. Tale è il generale Giorgio Donati. Ho partecipato alla Santa Messa di commiato nella sua chiesa parrocchiale dei Santi Apostoli in città. Nell’omelia il mio amico e suo parroco mons. Ezio Falavegna ha delineato alcuni aspetti molto belli e significativi della sua vita: Noi siamo qui per testimoniare innanzitutto la nostra fede nella resurrezione e dire che abbiamo la consapevolezza di essere uniti a Giorgio e ai nostri fratelli che godono della visione piena di Dio… Il cristiano è colui che crede che la morte in Cristo è stata vinta. E questo, al di là di ogni rassegnazione, ci dà la consapevolezza che in tutti i momenti della vita, là dove ci disponiamo a donarla nei gesti e nelle parole dell’amore, la vita nasce e assume la forma dell’eternità. I 71 anni di vita condivisi con la moglie Annamaria sono il segno evidente di come la fedeltà all’amore sia stato il cemento della vita di Giorgio…egli è morto nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria… 

“La prima sottolineatura che appare nel Vangelo dell’annunciazione è il risvolto di una storia che Maria è chiamata a riconoscere come amata per sempre e gratuitamente da Dio…Nel suo lungo percorso di vita Giorgio ha saputo abitare ogni momento del suo vissuto con un tratto di dignità e di ricchezza di umanità che l’hanno sempre contraddistinto. Ha amato profondamente la sua terra natale, la sua Nazione, per la quale ha fatto della sua vita un tempo di servizio, orgoglioso di essere stato partecipe della sua liberazione… Ha saputo essere un uomo delle istituzioni con grande senso della giustizia e una grande libertà interiore, ha saputo consegnare il suo sì in tante occasioni, ma senza mai venir meno alla sua dignità. Aveva una signorilità che esprimeva nei suoi incontri e nei suoi dialoghi, e nel contempo un’umanità carica di affabilità e di straordinaria sensibilità. Era un uomo dai lineamenti dolci, critico ma estremamente disponibile e semplice. Un uomo che pur nella sua grandezza ha amato lo spazio del nascondimento e del silenzio, perché parlassero i suoi gesti e la sua nobiltà d’animo: aveva un carattere forte e al contempo uno sguardo dolce, ma anche libero e disincantato, che gli permetteva di togliere la drammaticità degli eventi, attraverso una fine intelligenza e, talora, una sana ironia”.  

         Gioisci disse l’angelo a Maria. Come non riconoscere in queste parole il riflesso di quella gioia che Giorgio sempre esprimeva in ogni visita che gli si faceva a casa. Non ha fatto della sofferenza la chiusura della sua vita, ma con la passione di chi la ama ha saputo viverne profondamente ogni istante, attraverso lo stile della fede dei “piccoli”, quella fede che lo ha progressivamente educato ad un affidamento al Signore, il vero motivo della sua gioia interiore. Un uomo tenace, ma con cuore di una straordinaria tenerezza; di parole forti ma capace di un affetto eccezionale¸ un volto dai lineamenti decisi, ma pronto a commuoversi di fronte alle gioie e alle sofferenze che si vivevano. L’ultimo periodo, seppur segnato dalla sofferenza e dalla croce, non gli ha mai impedito di esprimere la ricchezza della sua persona, di consegnare gesti e parole di risurrezione, perché impregnati di tenerezza, come è solito dire il nostro Papa Francesco, e di tanto affetto.

          “Maria si domandava che senso avessero, a suo riguardo, le parole dell’Angelo”… in Giorgio e nella moglie Annamaria era innato il desiderio di entrare dentro ciò che interpella la vita… Giorgio aveva il desiderio di dare intelligenza alla fede… una fede genuina, animata dal voler mettersi in gioco … Il suo cammino di ricerca affondava le radici nel tempo, segnato dal legame con un cappellano militare che era rimasto nel suo cuore e aveva inciso nella sua vita: don Catullo. 

         L’angelo invita Maria a cogliere le possibilità di Dio dentro gli incontri … Proprio questa disponibilità a fare spazio agli altri, a lasciarsi interpellare dalla loro storia e dalle loro domande, è un ulteriore aspetto di Giorgio… ho potuto apprezzare la sua ricca disponibilità nei confronti delle persone che avevano bisogno di aiuto. Quante persone hanno potuto beneficiare della sua persona! Molti di noi hanno avuto modo di vederlo partecipe nella nostra assemblea liturgica, e di apprezzare il suo prezioso servizio di volontariato nel custodire la chiesa durante la settimana.                     

     Maria dà la sua disponibilità piena a farsi dono: “serva del Signore”. Giorgio ci ha consegnato il suo percorso di fede come desiderio di guardare sempre oltre, ostinatamente fiducioso nelle possibilità di Dio. Quante volte abbiamo celebrato insieme il sacramento della riconciliazione e dell’eucarestia, nella certezza che alla fine del nostro pellegrinaggio su questa terra avremmo trovato ad attenderci l’abbraccio di Dio che ci avrebbe fatto essere una sola cosa con Lui…nell’ultima visita celebrammo insieme il sacramento degli infermi. Quella stanza era diventata una piccola cattedrale che accoglieva la sua preghiera e il suo abbandono fiducioso nelle mani del Signore. La sua debole voce che ci accompagnava nella recita del Padre nostro e il faticoso gesto di alzare la mano per farsi il segno della croce sono stati la preghiera più intensa che forse Giorgio abbia mai vissuto. Il giorno dopo, la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, Giorgio ci ha lasciato. In questi mesi, e particolarmente in questi giorni, Giorgio ci ha raccontato che la storia sofferta dell’uomo non è una semplice prova, ma è soprattutto luogo di rivelazione del volto inedito della bellezza dell’umano, che ci insegna che la riuscita nella vita sta nella fedeltà alla propria storia, nella capacità di abitare con gratuità il proprio tempo e la propria stagione, accettando di vivere la sfida dei fatti. Nel contempo, però, anche rivelazione del volto di Dio… In questa fede possiamo sperare che i tanti frammenti di bontà, di bellezza, di amore non si chiuderanno solo in ricordi carichi di nostalgia, ma saranno custoditi in Dio come un tesoro che non si consuma.

In questa quaresima, tempo di riflessione, di ascolto, di preghiera e di ravvedimento spirituale, vi invito a rileggere, anche in famiglia o con altri Alpini, le parole con cui mons. Falavegna ha ben delineato la figura cristiana e umana del generale Giorgio Donati: quanti l’hanno conosciuto potranno testimoniare che era come un grande albero capace di produrre frutti buoni non per sé, ma, come il “mango”, per gli altri dopo 50 anni. Frutti nutrienti capaci di produrre, in chi li raccoglie, un cambiamento nuovo carico di molto bene alpino, di solidarietà, di generosità e che certamente culminerà con un grande amore fraterno con tutti gli Alpini che sono “andati avanti”, nelle braccia del nostro: “Signore delle cime”. Vi saluto, cari Alpini, con l’augurio che questa prossima Pasqua del Signore sia anche la risurrezione della nostra grande famiglia alpina, perché la nostra società, ma anche il mondo intero, ha bisogno di essere “contagiato” dal nostro “DNA” alpino. Auguri di BUONA PASQUA! –  Il vostro cappellano don Rino