La Protezione Civile ANA Verona

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«Un grazie è la nostra ricompensa più bella». Una sola parola basta a gratificare i volontari dell’ Unità di Protezione civile dell’Associazione nazionale alpini di Verona e sintetizza lo spirito che li anima, ma ne servono altre due, impegno e solidarietà, per definire i loro primi trent’anni di attività al servizio delle emergenze, un anniversario che è stato festeggiato la’ltra sera a Isola della Scala davanti ad un piatto di risotto all’isolana. I cappelli degli alpini e le divise fluorescenti dei volontari, 260 persone in tutto, hanno riempito allegramente la sala del ristorante La Torre nella serata di festeggiamento del trentennale, un’occasione per ringraziare pubblicamente chi ha contribuito negli anni alla crescita dell’associazione, per sottolineare i rapporti di amicizia nati e cementati tra le emergenze nazionali e non, e per tributare un applauso ai soci fondatori, Sergio Zecchinelli, Giacomo Comencini, Mario Giaretta, Francesco Mavoldi, Gino Masotto e Giglio Zanetti, il primo sommozzatore del gruppo, che nel 1983 fecero nascere la Squadra di Verona della Protezione civile Ana. «Fu dopo il terremoto del Friuli del 1976», ha ricordato il presidente Ilario Peraro affiancato da Beppe Vignago, vicepresidente del raggruppamento Ana Triveneto, «che, assieme all’attività di ricostruzione, nacque l’idea di far nascere la Protezione civile, che è la branca operativa degli Alpini per le emergenze ma che si occupa anche di prevenzione e di esercitazioni». All’inizio la squadra era composta da una quarantina di persone tra alpini e simpatizzanti, ma con gli anni il loro numero si è moltiplicato ed oggi i volontari in provincia sono 492, di cui 203 alpini e 289 ‘amici degli alpini’, 216 uomini e 73 donne. E sono arrivati tanti giovani. Negli anni hanno dimostrato il loro impegno solidale fronteggiando una lunga serie di emergenze, alluvioni, terremoti, emergenze per maltempo, incendi, neve, che sono state elencate dal coordinatore Andrea Guglielmoni. «Essere volontario di Protezione civile», spiega alla fine della serata, «è un impegno serio, presuppone il bisogno di fare qualcosa per gli altri e comporta la scelta di essere sempre disponibili e disposti a sacrificare volentieri il proprio tempo libero e a volte anche qualche impegno familiare o lavorativo; richiede impegno a livello fisico ma anche psicologico ( per questo nel gruppo specialistico sanitario c’è anche uno psicologo ), per esempio le emergenze lunghe come sono stati i terremoti dell’Abruzzo, 8 mesi, e dell’Emilia, 4 mesi, moltiplicano i problemi perché il volontario deve essere pronto anche a fronteggiare quelli legati a rapporti di convivenza così prolungati nelle tendopoli». Su incarico della Regione, l’ Unità di Protezione civile dell’Associazione nazionale alpini veronese (che ha sede in via del Pontiere 1, telefono 045 8002546) forma i nuovi volontari; i requisiti richiesti sono la maggiore età e la buona salute, ed è necessario seguire un percorso di formazione e poi essere affiancati alla squadra per sei mesi nel corso dei quali si è “osservatori”; solo dopo si è volontari a tutti gli effetti. Mariella Falduto (fonte l’Arena)